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Profilo di Gianluca S.

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Residenza

Sommacampagna (VR) (Verona)

Sesso

Maschile

Età

32 anni

Si propone come

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Descrizione progetto

Descrizione progetto


Cerco socio finanziatore e operativo per un grande progetto nel mercato del football cinese.

Io sono un talent scout professionista ma soprattutto un intermediario che collabora in stretto contatto con diverse agenzie di consulenza per club professionistici rinomate, con diversi agenti FIFA nazionali ed internazionali di spessore e con diverse società professionistiche italiane.

Il progetto che ho in mente è quello di avviare una sede operativa in Cina che crei contatti e stringesse accordi con le società cinesi per facilitare lo scambio tra calciatori europei e cinesi offrendo loro i nostri servizi e le nostre competenze.

Ad oggi il campionato cinese è quello che spende di più sul mercato. E ora che i big veri iniziano a dire sì, il calcio di Pechino si fa sentire sempre di più anche in Occidente.
I risultati, sono chiari, e hanno i nomi di Jackson Martinez, Alex Teixeira, Ramires, Gervinho, Guarin, Pellè, Lavezzi, Hulk.

La passione del presidente cinese Xi Jinping per il pallone è ormai nota. Il progetto è quello di ospitare un Mondiale (nel 2026?), e di creare una nazionale che possa giocarselo: quindi calcio nelle scuole, 50 mila campi in tutto il paese, formazione di tecnici. Ma quello che pesa, davvero, è un progetto economico, legato al discorso più ampio della creazione di un mercato in patria. Con un Pil che cresce del 6% (la metà rispetto a un lustro fa) e un export difficilmente incrementabile, la sostenibilità dell’economia di Pechino passa per la creazione di una domanda interna. Anche nello sport. L’obiettivo governativo è di un giro d’affari interno di 760 miliardi di euro entro il 2025: ambizioso, visto che si stima che l’intera economia «sportiva» mondiale muova trecento cinquanta miliardi, oggi.
In questo contesto, creare un campionato di calcio che rivaleggi con quelli europei (ci si è mossi già sul basket) è un primo importante passo. Così tre delle sedici squadre del campionato maggiore hanno cambiato proprietà negli ultimi mesi: gli acquirenti sono colossi industriali, immobiliari o delle nuove tecnologie. I mezzi economici sono praticamente illimitati, i tecnici sono quasi tutti stranieri, il principale problema è convincere i giocatori a finire «fuori dai radar». Ci stanno riuscendo: nell'ultima sessione di mercato la Super League ha speso più di ogni altra lega.
Le aziende investono per un duplice motivo: politico, per quelle a partecipazione statale (l’Evergrande che fu di Lippi e conquistò la Champions asiatica è nato così); di visibilità, per quelle che puntano al mercato mondiale. E lo fanno sfruttando anche detrazioni fiscali, che arrivano anche al 15-20% (per spese nello sport) per alcune aziende individuate dallo stato.
Un indizio di ciò che stava succedendo, se non vi bastava Mendes, era arrivato nell'ottobre 2015. Allora la Ti’ao Power si era aggiudicata i diritti televisivi della Chinese Super League dei prossimi 5 anni per 1,2 miliardi di euro: 8 miliardi di yuan, a salire. Per il primo biennio un miliardo di yuan, i diritti del 2014 erano stati venduti a 80 milioni. La Ti’ao fa parte della China Media Capital, di cui fa parte anche il fondo Fosun, che si è comprato parte della Gestifute: non per niente si chiamano scatole cinesi… A chi, allora, faceva obiezioni sul prezzo pagato, rispondevano: “E’ un progetto a lunga scadenza”.

La Cina punta a innalzare la qualità del movimento locale: scambi tecnici, apertura di scuole calcio, creazione di infrastrutture, stage di atleti cinesi in Europa. Per non parlare del piano di sviluppo commerciale, che si muoverà su una doppia direzione. Da un lato i club europei potranno avvalersi dei servizi delle agenzie di intermediazione per stringere partnership con aziende cinesi; dall’altro si moltiplicheranno le iniziative in Cina per assecondare la voglia degli appassionati di entrare in contatto con i loro idoli. Tanto per fare degli esempi concreti: due colossi come Alibaba, gigante del web, e Huawei, già premium sponsor del Milan, sono in predicato di stringere accordi con società europee in virtù dei loro legami col fondo Fosun.

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Aree geografiche

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  • Verona
  • Cina

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  • Esperienza imprenditoriale pregressa

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